Proviamo a capire la successione logica degli eventi:
Alla richiesta di chiarimenti della Consob sugli investimenti che Fiat dovrebbe realizzare in Italia Marchionne risponde nello scorso ottobre che è impossibile precisare gli investimenti sito per sito in Italia di qui al 2014.
Una settimana fa la Fiat abbandona definitivamente Termini Imerese dopo 41 anni.
Qualche giorno fa la Fiat disdetta tutti gli accordi sindacali in essere a partire dal 1 gennaio 2012 e si parla di nuovo contratto di lavoro sul modello Pomigliano.
Il mercato auto italiano a novembre 2011 fa segnare -9,2% rispetto al 2010 (con la Fiat che perde il 9,95%).
Marchionne ieri annuncia (anche se poi smentisce) che la Fiat potrebbe lasciare l’Italia a causa della tirannia della minoranza Fiom che vuole condizionare la vita dell’azienda.
Cioè se non abbiamo capito male l’azienda fa tutto quello che gli pare sul fronte dei personale, continua a perdere quote di mercato e a non presentare (e vendere) nuovi modelli, senza che ci sia alcuna comunicazione trasparente sui famigerati 20 miliardi di euro di investimenti promessi in Italia anzi si minaccia di abbandonare il Paese.
E la colpa è della Fiom.